Sinossi
«Der Umsteiger» è Giuseppe Caputo, il passeggero in transito. Un profondo senso di colpa lo tormenta da anni: un anello rubato a suo zio durante gli anni della tossicodipendenza.
Alla soglia della pensione, Giuseppe viaggia tra Heidelberg e Mannheim per far visita al cugino in partenza per la Sicilia, a cui taglia regolarmente i capelli. Lungo il cammino incontra imponenti strutture industriali e postmoderne che esulano dalla scala umana imponendosi pesantemente sul paesaggio — una metafora della sua esistenza: un pedone solitario schiacciato dagli ingranaggi implacabili di una società produttiva in continuo movimento.
Un viaggio che diventa un passaggio simbolico nella memoria in cui il presente si intreccia con il le ombre del suo passato e le incertezze del futuro, manifestandosi in un flusso di coscienza.
In questo spazio di attrito, Giuseppe si trova ora a un bivio: tornare nella sua città natale in Sicilia per godersi la pensione, oppure ripartire ancora una volta?
Note di Regia
Ho conosciuto Giuseppe nel periodo in cui ho vissuto stabilmente ad Heidelberg e con il quale ho sviluppato un rapporto di stretta connessione, legati dalle nostre radici comuni di italiani all’estero. Come lui mi sono sentito prigioniero di un mondo produttivo che non lascia spazio a debolezze e vulnerabilità.
«Der Umsteiger» è un cortometraggio creativo e Giuseppe Caputo il suo unico protagonista. Nella sua vita esiste un «prima» dell’eroina e un «dopo». Un «dentro» ed un «fuori».
Raccontato attraverso i formati amatoriali (Hi8 e super 8mm), il «dentro» è la sua visione sul mondo fatta di solitudine, ricordi d’infanzia, ombre e rimorsi. È al contempo il suo sguardo sul mondo e il suo archivio interiore. In questa dimensione, il carattere materiale dei formati viene lasciato emergere attraverso le imperfezioni, i segni del tempo, le interferenze (Hi8) riflettendo il pensiero frammentato ed interrotto del personaggio.
Raccontato attraverso i formati amatoriali (Hi8 e super 8mm), il «dentro» è la sua visione sul mondo fatta di solitudine, ricordi d’infanzia, ombre e rimorsi. È al contempo il suo sguardo sul mondo e il suo archivio interiore. In questa dimensione, il carattere materiale dei formati viene lasciato emergere attraverso le imperfezioni, i segni del tempo, le interferenze (Hi8) riflettendo il pensiero frammentato ed interrotto del personaggio.
La rappresentazione del mondo esterno, il «fuori», è affidata al formato digitale. Una camera mobile asseconda il moto di Giuseppe nel freddo paesaggio di una Germania industriale e postmoderna in cui enormi e labirintiche strutture si impongono come il luogo dello smarrimento. Il mondo esterno è spietato, freddo come il formato digitale che riprende l’ambiente in cui Giuseppe si muove e interagisce. Il gioco narrativo del «dentro» e «fuori» scandisce l’entrata e l’uscita da questa dimensione. Il dialogo visuale che ne deriva – tra il formato analogico ed il formato digitale – genera una tensione superficiale dell’immagine cinematografica che intende riflettere la tensione dialettica tra l’individuo e le strutture della società moderna.
La Germania di Giuseppe è post-industriale, produttiva, concreta. L’aspetto musicale attinge alla «musica concreta» di Pierre Schaeffer, padre della musica elettronica moderna, che echeggia nei paesaggi tedeschi e postindustriali per diventare stato mentale interiore del personaggio.
Sonorità radicate nella cultura italiana, e soprattutto siciliana, come «Casta Diva» di Vincenzo Bellini e «Lu libro di li ‘nfami» di Rosa Balistreri, riconducono alla matrice identitaria del personaggio in forte contrasto con la dimensione paesaggistica tedesca.
Sonorità radicate nella cultura italiana, e soprattutto siciliana, come «Casta Diva» di Vincenzo Bellini e «Lu libro di li ‘nfami» di Rosa Balistreri, riconducono alla matrice identitaria del personaggio in forte contrasto con la dimensione paesaggistica tedesca.